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Dal 1620 al 1640 sono i periti e gli ingegneri a servizio della Repubblica a
fornire delle condizioni dell'isola, della sua storia, della sua struttura
urbanistica e territoriale, un quadro assai spesso più dettagliato e
preciso di quello che i capitani generali nelle loro Relazioni al Senato riescono ad offrire. In tale congiuntura la figura
dell'ingegnere Francesco Basilicata risulta certamente emblematica. Originario
di Palermo, ma stipendiato della Repubblica a partire dal 1612, agli ordini del
capitano generale da mar Pietro Giustinian, Basilicata raccoglie a Candia
tra il 1629 e il 1630 il materiale per l'ampia Relatione di tutto il Regno
di Candia, in cui si esalta la straordinaria densità urbanistica del
sito: le "cento città" cantate da Omero e da altri scrittori sono
rievocate in modo suggestivo. La descrizione del paesaggio, dei casali, delle
fortezze, delle rovine, diviene anche storia di una stratificazione del
succedersi di diverse civiltà riassunte da quella veneziana. Una
venezianità che coinvolge e vivifica anche i progetti più tecnici
di ristrutturazione o di recupero funzionale di certe aree: nel 1625 il
Basilicata proporrà al Senato veneziano l'esemplare utilizzazione di
tecniche e materiali usati nella città capitale per il recupero del
quartiere San Giorgio.
L'erudizione e la perizia tecnica sono poste al servizio di un'ideologia che
mira a recuperare la centralità simbolica dell'isola in anni in cui la
classe dirigente veneziana era posta di fronte a scelte drammatiche sia sul
fronte della politica interna, che in quello della politica estera.
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