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La carica di maggior prestigio che un patrizio veneziano poteva occupare in
Levante, dopo la pace di Passarowitz , era quella di Provveditore generale delle isole Jonie . Nella figura del provveditore si fondevano
autorità civile ed autorità militare, anche se il succedersi di
leggi spesso in contraddizione tra di loro e gli irrisolti conflitti di
competenza con i provveditori particolari che Venezia inviava a reggere le
singole isole, non permettono di definire con esattezza le attribuzioni della
carica generalizia in materia civile e penale e in generale l'estensione dei
poteri di comando che ad essa venivano demandati. Al Provveditore ordinario in momenti di particolare tensione si poteva affiancare un
"extraordinario"
, dotato di poteri di
controllo e di intervento più specifici e più certi: pensiamo al
caso di Nicolò Erizzo cui nel 1787 verrà delegata l'opera di
revisione dei consigli civici di Cefalonia e di Zante .
Il prestigio del Provveditore generale appare definitivamente offuscato a
partire dagli anni settanta del XVIII secolo. Giacomo Nani al termine del suo
mandato generalizio (1776-1779) redige un trattato anonimo sul governo
veneziano dell'eptaneso , in cui lamenta la decadenza della carica
sommersa dal prevalere dei particolarismi e dalle continue interruzioni delle
diverse funzioni sovrane.
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