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Il già difficile rapporto tra élite locale e rappresentanti
veneziani si incrina ulteriormente a partire dagli anni sessanta del XVIII secolo,
sfociando sovente in aperte ribellioni. Fra il 1760 e il 1761 l'isola di
Cefalonia è teatro di scontri violenti tra baroni (feudatari ) e contadini, a manifesto di un forte sentimento
antiveneziano, che si traduce in azioni violente. La guerra russo-turca del
1770-1771 accentuerà questo sentimento di aperta ostilità dei
locali verso Venezia, legittimandolo con l'idea dell'unione di tutti i popoli
greci sotto un'unica religione. La risposta veneziana sarà quella,
rivelatasi assai spesso inefficace, di un rafforzamento del sistema di
controllo attraverso gli emissari degli Inquisitori di stato
e l'uso di
pene più severe e si tradurrà anche nella spinta ad una maggior
conoscenza del territorio. Un provveditore generale intraprendente come
Francesco Grimani, farà eseguire nel 1761 un disegno di Cefalonia in cui appaiono ben distinti i 15 distretti amministrativi che formavano
l'isola. È probabile che tale opera di descrizione sia da attribuire anche
alla necessità di controllare da vicino l'emigrazione clandestina
stagionale dei contadini dall'isola alla più fertile Morea
, con i
rischi conseguenti di diffusione di mali epidemici.
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